lunedì 13 gennaio 2014

IL SITO CRESCEBENE.COM CI DÀ UN'OTTIMA IDEA SU COME RIUTILIZZARE I BARATTOLI DI LATTA





Prendete dei barattoli di latta, dipingeteli e scriveteci sopra i numeri ben visibili!
Procuratevi poi una palla di polistirolo, coloratela di nero e aggiungete tre punti bianchi: ecco una vera palla da bowling!


TUTTI I GIORNI FACCIAMO UNA COSA CHE PUÒ INQUINARE MOLTO

cotton fioc sono davvero indispensabili per la pulizia delle orecchie? Alcune persone li utilizzano per abitudine e per comodità, altri preferiscono non utilizzarli, ed impiegare semplicemente acqua, sapone ed un asciugamano per la pulizia delle orecchie. Anche perché il loro uso è sconsigliato anche dai medici in quanto potrebbero danneggiare le orecchie.
Dal punto di vista dell'ambiente e dei rifiuti, gran parte dei cotton fioc in vendita risultanobiodegradabili, ma è in ogni caso necessario considerare come la loro realizzazione richieda l'impiego di materie prime quali il cotone e la plastica, la cui produzione è tra le meno sostenibili al mondo, da una parte per via del ricorso a pesticidi, dall'altra per la necessità di impiegare petrolio, soprattutto nel caso di bastoncini non biodegradabili.

Dove gettare i cotton fioc

Lo smaltimento dei cotton fioc non sempre avviene in maniera corretta. Alcune cattive abitudini possono portare a gettare quotidianamente i cotton fioc negli scarichi dei sanitari, così che essi costituiranno uno dei possibili rifiuti inquinanti in grado di raggiungere le acque del nostro pianeta. I bastoncini biodegradabili devono essere gettati negli appositi contenitori per la raccolta differenziata. I cotton fioc non biodegradabili finiranno tra i rifiuti non riciclabili. Essi non devono essere gettati nello scarico del WC. Potrebbero raggiungere spiagge e mari ed impiegare anche500 anni per biodegradarsi.

Le alternative ai cotton fioc

E' possibile ricorrere a delle alternative ai cotton fioc e perché decidere di non utilizzarli? Leistruzioni riportate sulle loro confezioni indicano che i cotton fioc dovrebbero essere impiegati unicamente per la pulizia della parte esterna delle orecchie, ma una simile indicazione non sempre viene seguita, portando ad alcuni possibili rischi, come l'inserimento accidentale del cotton fioc nelcanale auricolare o il progressivo accumulo di sporcizia verso l'interno delle orecchie. Gliincidenti legati ai cotton fioc possono riguardare in modo particolare i bambini, che non dovrebbero dunque mai utilizzarli da soli.
Una delle possibili alternative all'impiego dei cotton fioc ci viene suggerita tramite il nostro Forum e consiste nell'impiegare un fazzoletto di stoffa inumidito, da avvolgere su di un pennellino da trucco, in modo tale da poter effettuare la pulizia delle orecchie quasi come con un cotton fioc, evitando però i rifiuti. Anche in questo caso tale metodo dovrò essere impiegato con attenzione.
Un'altra metodologia per la pulizia delle orecchie giunge dall'Oriente e per la precisione dall'India. Il sostituto dei bastoncini usa e getta in questo caso è costituito dall'impiego di un bastoncino in metallo, alla cui estremità viene arrotolato del filo di cotone, in modo tale da poter formare una punta simile a quella di un cotton fioc. In questo modo la pulizia delle orecchie avviene piuttosto facilmente ed il filo di cotone può essere sostituito.
Altri bastoncini orientali per la pulizia delle orecchie possono essere realizzati, anziché in metallo, in normale legno o in bambù. Sempre dall'Oriente, ed il riferimento in questo caso è dato dalla medicina tradizionale ayurvedica, giungono metodi alternativi per la pulizia delle orecchie poco noti in occidente.
Si tratta dell'impiego di oli vegetali per la pulizia delle orecchie, la quale viene eseguita da parte di esperti tramite apposite tecniche all'interno di centri ayurvedici specializzati. L'olio utilizzato più comunemente allo scopo è rappresentato dall'olio di semi di sesamo. Possono essere inoltre impiegati dei mix di oli curativi specifici a seconda della costituzione (vata, pitta o kapha, sulla base di antichi testi indiani) del soggetto che si sottopone ad un trattamento.
Si tratta in ogni caso di oli medicati specifici, applicati al fine di rimuovere il cerume e di allentare le eventuali tensioni del corpo. All'olio di sesamo o agli oli medicati può essere sostituito dell'olio d'oliva, da applicare con le dita sulle orecchie per facilitare la rimozione del cerume, inclinando prima la testa verso l'interno e poi verso l'esterno, in modo da poterne permettere la fuoriuscita, sia del cerume che dell'olio. L'operazione risulta ancora più semplice utilizzando dell'olio d'oliva leggermente riscaldato.
Lo yoga propone una tecnica di pulizia delle orecchie denominata Karna Dhanti. Essa deve essere eseguita con molta precauzione, in quanto prevede di inserire il dito mignolo nel canale auricolare e di eseguire una leggera rotazione, che permetta la rimozione del cerume eventualmente accumulato. La pulizia viene eseguita per entrambe le orecchie utilizzando dapprima il dito migniolo ed in seguito il dito indice, per completarla. Un ultimo rimedio da segnalare è costituito dai coni per la pulizia delle orecchie, che faciliterebbero la rimozione del cerume. Il loro impiego è però piuttosto controverso e non tutti li trovano realmente utili. Inoltre, tra gli ingredienti della loro composizione può essere presente la paraffina, un derivato del petrolio.





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DOVE VANNO BUTTATI I GUSCI D'UOVO?

Le risposte sono tutte nell'utilissimo DIZIONARIO DEI RIFIUTI :)

ENERGIE RINNOVABILI


In campo energetico si definisce con il termine biomassa, la sostanza organica, di origine vegetale o animale, da cui è possibile ottenere energia attraverso processi di tipo termochimico (combustione o gassificazione) o biochimico (distillazione e  reazioni di depurazione).
Questo materiale organico ha origine essenzialmente:
  • dai prodotti principali o dai residui agricoli e forestali;
  • dai sottoprodotti e dagli scarti delle lavorazioni agricoli e alimentari;
  • dagli scarti dovuto all’uso di prodotti legnosi (bancali, contenitori di legno diversi…);
  • dalle deiezioni animali.
Le biomasse più adatte all'applicazione termoenergetica, sono quelle a basso contenuto di umidità: legno, i prodotti strutturalmente simili al legno, (paglia di cereali, residui di potatura della vite, dei frutteti, di alberi, ecc.), alcuni scarti di lavorazione delle industrie alimentari (lolla, gusci, noccioli, sansa, vinaccioli, ecc.).
  • Legno: si tratta soprattutto di legna di scarto della lavorazione del legno (trucioli industriali, segatura, corteccia), materiale di scarto dal taglio ceduo (quello destinato alle cosiddette “fascine”),  pulizia dei boschi e di potature, legna da ardere, legna di piante coltivate per la produzione energetica, a rapida crescita..
  • Paglia, scarti agricoli: almeno un terzo della paglia prodotta può essere destinata alla produzione energetica; steli e torsoli di mais; lolla dalla sbramatura del riso; gusci di semi legnosi; semi di vinaccioli residui del trattamento dell’uva.

L’utilizzo di questi materiali vegetali presenta chiari vantaggi. Sono disponibili ovunque e sono una risorsa locale rinnovabile. La loro utilizzazione a scopo energetico non aumenta l’effetto serra, poiché i quantitativi di anidride carbonica rilasciata durante la degradazione, sia naturale, sia dovuta alla loro trasformazione in energia termica, sono identici a quelli assorbiti durante la crescita delle stesse piante.

L'INQUINAMENTO


L’Agenzia europea per l’ambiente definisce l’inquinamento come l’alterazione, causata direttamente o indirettamente dall’uomo, delle proprietà biologiche, fisiche, chimiche o radioattive dell’ambiente (dell'acqua, del suolo, dell'aria), quando crei un rischio o un potenziale rischio per la salute e la sicurezza dell’uomo o di ogni specie vivente, oltre naturalmente gli effetti globali sui cambiamenti climatici.
Si possono distinguere diversi tipi di inquinamento, in base all’oggetto contaminato, alle modalità e alle fonti della contaminazione:
  • inquinamento dell'aria o atmosferico,
  • inquinamento dell’acqua,
  • inquinamento del suolo,
  • inquinamento chimico,
  • inquinamento acustico,
  • inquinamento elettromagnetico: da emittenti radiofoniche, da elettrodotti, da ripetitori, da telefoni cellulari, 
  • inquinamento luminoso: l'alterazione dei livelli di luce notturna naturale, legata agli eccessi di illuminazione,
  • inquinamento termico: l’aumento innaturale della temperatura in un ecosistema,
  • inquinamento genetico: la diffusione incontrollata di organismi geneticamente modificati (OGM),
  • inquinamento nucleare: dovuto a incidenti, esperimenti, smaltimento di materiali radioattivi o contaminati nel processo di produzione di energia,
  • inquinamento urbano,
  • inquinamento agricolo: rifiuti solidi o liquidi delle attività agricole, pesticidi e fertilizzanti, dall’erosione del suolo,
  • inquinamento industriale,
  • inquinamento biologico: introduzione di organismi animali o vegetali precedentemente non esistenti nell’ecosistema che ne modificano l’equilibrio.
L'inquinamento atmosferico è quello con il quale l'uomo prevalentemente interagisce, sia in forma passiva che attiva, nella sua vita quotidiana. L’alterazione delle condizioni naturali dell’aria è infatti dovuta sia ad attività industriali che allo stile di vita e si concentra soprattutto nelle aree metropolitane, dove il traffico, gli impianti industriali e il riscaldamento degli edifici hanno effetti dannosi sulla qualità dell’aria e sulla salute degli abitanti. 

Le sostanze inquinanti più diffuse in atmosfera sono il biossido di zolfo (So2), gli ossidi di azoto(Nox), il monossido di carbonio (CO), l'ozono, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le polveri (soprattutto il particolato di diametro inferiore a 10 milionesimi di metro, il Pm10) e il piombo. Uno degli inquinanti più pericolosi per l’uomo e più diffusi nelle città è il Pm10: uno studio realizzato dall’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che nei grandi centri italiani, a causa delle concentrazioni di particolato sottile superiori ai 20 μg/m3, muoiono oltre 8 mila persone ogni anno. E uno dei principali responsabili dell’inquinamento da Pm10 è il traffico urbano. E' questo infatti, e in particolare le automobili, il grande nemico dell’aria delle città, contribuendo, sul totale emesso dal trasporto stradale, ad un terzo del Pm10, al 40% circa degli NOx, a due terzi del benzene e della CO2. Per gli ossidi di zolfo, invece, la fonte primaria è il settore industriale, e soprattutto la produzione di energia, cui si devono i 3/4 del totale delle emissioni. Il traffico urbano

Iniziative per migliorare le condizioni dell’aria sono state sancite a livello regionale attraverso programmi di limitazione della circolazione veicolare e incentivi per favorire l'adozione di alimentazione dell'automobile con combustibili meno inquinanti (metano e gpl).